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Silvio Bartolotti si racconta: uomo, italiano e ortonese

Intervista video a Silvio Bartolotti a fine convegno

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Ieri mattina alle 10:00, dopo i saluti delle autorità presenti, che hanno brevemente accennato ad alcuni dei temi più attuali, il convegno organizzato dal Rotary Club di Ortona è subito entrato nel vivo con la proiezione di un video introduttivo sulla storia della MICOPERI, al quale ha fatto subito seguito un cordiale colloquio, sotto la moderazione di Andrea Mori de "Il Centro", con Silvio Bartolotti, Amministratore Delegato della società e protagonista della giornata.

Nel corso dell'incontro non sono mancati momenti di profonda commozione per le immagini del recupero della Concordia, alla quale sono seguiti lunghi applausi, che spesso hanno anche interrotto la conversazione per esprimere l'assenso della platea nei momenti più sentiti.

Una società fortemente rinnovata dalla visione di Silvio Bartolotti, la cui storia è strettamente legata all'azienda e alle grandi sfide affrontate nella vita. Portatore di valori e di una cultura dell'imprenditoria che fin da subito lo hanno contraddistinto e lo hanno reso il capitano dell'industria che è oggi. Nel corso del convegno abbiamo avuto modo di apprezzare la filosofia personale dell'uomo tramite le espressioni tipiche che sono ricorse in più occasioni. La più frequente delle quali recita "Non è retorica, fa parte del mio pensiero", a sottolineare quanto egli creda nei propri valori.

"Dove vi sono difficoltà, in realtà, si celano occasioni"

"Sono nato in campagna, dove ho costruito la mia personalità nelle difficoltà del dopo guerra. Quando iniziai a studiare ho trovato molte difficoltà. Mi sentivo prigioniero di una cosa che non sentivo mia. Solo in poche occasioni ho trovato professori che mi hanno entusiasmato. Nonostante le difficoltà scolastiche, sono cresciuto spinto dal bisogno di dimostrare a me stesso e agli altri di avere delle capacità. Però, per farmi una cultura, non ho mai smesso di leggere. Qualsiasi cosa, soprattutto i giornali."

"Bisogna costruire per gli altri"

"Costruire per se stessi nella vita non ha nessun significato, bisogna costruire per gli altri. Io sono venuto qui a Ortona per cercare lavoro con altri due collaboratori. Abbiamo visto un'indicazione per il porto che, casualmente, decidemmo di seguire. Trovammo una sede della MICOPERI, che al tempo credevo fosse situata solamente a Milano. Andando a curiosare, conobbi un signore che mi raccontò la storia straordinaria di questa azienda, un fiore all'occhiello dell'industria italiana che languiva in decadenza, completamente ferma.

Tornai a casa con il nodo in gola per l'impoverimento del territorio. Andai alla ricerca di qualcuno che avesse capacità e soldi sufficienti per salvare questa realtà pur sapendo che non fosse affatto una cosa semplice. Non trovando nessuno che accettasse, decisi che sarei stato io quella persona.
La situazione era tanto difficile da essere l'equivalente dell'usare la bici per andare sulla luna. Seguirono anni difficilissimi, soprattutto economicamente. Tutti mi hanno dato del matto. Quando rilevai la MICOPERI, non ce ne è stato uno solo che abbia creduto in me. Quel matto, che sarei io, oggi ha portato l'azienda ad avere 1800 dipendenti in tutto il mondo."

"Bisogna fare squadra"

"Ciascuno di noi fin dalla nascita, ma anche prima, è un vincente e, per tutta la vita, deve dimostrare di essere un vincente. Se si riesce ad approntare una squadra, vedrete che non avrete nessuna difficoltà nella vita.
Fin dal primo giorno, la prima cosa che ho fatto è stata cercare di creare una squadra perché nella vita uno conta per uno e non conosco nessuno che sia così bravo da contare per due. Per formare una squadra bisogna trovare solidarietà, unanimità di intenti e obiettivi comuni da perseguire. Basti pensare all'operazione per rimuovere la Costa Concordia: senza una squadra mossa da un vero spirito di gruppo, l'operazione non sarebbe mai riuscita.
Le difficoltà e lo scetticismo generale che abbiamo affrontato come squadra nel recupero del relitto della Costa Concordia dall'esterno non si possono comprendere. Tutti temevano che sarebbe rimasto davanti all'isola del Giglio per sempre. L'esecuzione dei lavori, durata due anni, è stata durissima, a parte per l'impegno fisico, soprattutto per la diffidenza nella nostra soluzione e per il più ampio scetticismo nei confronti dell'operazione. E a parlare con i giornalisti, a metterci la faccia c'era solo la MICOPERI.
La pressione, però, non dimentichiamolo, era anche economica: il pagamento avveniva qualche giorno dopo. Se qualcosa non fosse andato a buon fine, si sarebbero ripresi i soldi pagati. In una situazione in cui si è progettato e realizzato nello stesso tempo, questo era un rischio enorme.
Quando ci fu il rigalleggiamento, non ce ne accorgemmo subito, ma poco a poco il relitto tornava ad essere una nave. Ricordo che piansero tutti: abitanti dell'isola, turisti e perfino la gente a casa che seguiva dalla televisione. Tutto perché la cosa che avveniva davanti agli occhi di tutti era impensabile. Niente è impossibile, lo dicono per scoraggiare. Fu una dimostrazione incredibile di come siamo fatti noi italiani: con i tutti i nostri difetti e tutti i nostri grandissimi pregi, che hanno fatto la storia e la cultura nel mondo."

"Non voglio passare alla storia come quello che ha raddrizzato la Concordia"

"In origine non avrei mai voluto partecipare al bando di gara per la Costa Concordia per non speculare su una disgrazia. Dopo molta insistenza, poiché la società risultava essere l'unica italiana ad avere le qualifiche necessarie, fui convinto a presentare un bando per il concorso. Ma solo su garanzia che l'operazione avrebbe aiutato l'Italia a riscattare l'immagine che si era costruita con l'incidenteLa promessa che mi hanno fatto, però, non è stata mantenuta al 100%. Perché noi italiani abbiamo la brutta abitudine di parlarci addosso, di denigrare noi stessi. Ma, forse, questo potrebbe essere anche un bene perché potrebbe essere uno stimolo a migliorarci. Nell'offerta presentata per il bando di concorso, è previsto che i pochi utili guadagnati con il progetto sarebbero stati reinvestiti al Giglio. Inoltre, tutte le navi ed i servizi usati sono stati offerti a prezzi molto ridotti proprio per non guadagnare soldi. Altra promessa, il ripristino del luogo e del fondale marino del naufragio al fine di non lasciare tracce dell'accaduto. Infatti, finora hanno restaurato il tetto di una chiesa del Giglio, stanno rifacendo la piazza campese e stanno portando operatori al giglio affinché istituiscano un circolo velico con una scuola di vela. Meeting in primavera per fare cinematografia e fotografia subacquea per avvicinare ai meravigliosi fondali adiacenti all'isola ed altre iniziative per riportare turismo e quindi ridare vita all'isolaPerò, io non voglio passare alla storia come quello che ha raddrizzato la Concordia. Ci sono tante altre cose belle ancora da fare, in cui mi impegnerò."

"Cosa spinge un uomo ad affrontare una sfida impossibile? Due parole: determinazione e amore"

"Perché nella vita se non si hanno determinazione e amore per quello che si fa, sinceramente altro percorso non c'è. La sfida era difficilissima perché le decisioni da prendere non erano affatto facili, si trattava di realizzare un'opera di ingegneria completamente italiana
Siamo partiti contro dei colossi nel tentare di prendere questo contratto, però noi avevamo qualcosa in più: la motivazione e la visione che gli altri non avevano. Cioè, la nostra non è stata un'operazione commerciale, noi avevamo il desiderio di rimediare a una brutta figura fatta dall'Italia. Se ripensiamo a quei giorni, tutta la stampa mondiale aveva un senso di irrisione nei confronti dell'Italia e questo per me era assolutamente intollerabile. Per questo noi abbiamo proposto qualcosa in più: impatto ambientale zero, una sfida mai tentata prima perché implicava trasportare la nave per intero mentre, normalmente, si trasporta un pezzo alla volta con dispersione di inquinanti nel fondale, che sarebbe stato rovinato. Non penso alle sostanze chimiche, che erano già state rimosse. Penso agli oggetti che si sarebbero depositati nel fondale. Anche per non causare un impatto su un'attrattiva dell'isola. Tutto questo senza essere più cari dei concorrenti. I nostri obiettivi sono stati compresi ed accettati, ma è stato accettato anche il nostro impatto d'immagine nel trasportare una nave per intero. Per farlo è servito il "
click clack", l'invenzione di un ortonese che ha permesso di applicare i cassoni con un sistema rimovibile. Con una piccola manovra garantisce una tenuta di migliaia di tonnellate ed ha il vantaggio della reversibilità dell'operazione. Il sistema, che ha rappresentato una delle grandi sfide impensabili, è stato brevettato ed è un'invenzione MICOPERI. Grazie al sistema la Concordia galleggia ancora nel porto di Genova. 

Io dico che gli uomini possono costruire le favole e possono abitarci dentro. Noi lo stiamo facendo e si può anche venire a vedere. Ma non può essere uno a sognare da solo. Bisogna sognare tutti assieme. L'obiettivo da raggiungere dobbiamo volerlo tutti quanti assieme, altrimenti quel sogno non è realizzabile. Dipende da tutti noi. Ma è così anche per questi ragazzi. Questo dobbiamo fare: proviamo a sognare tutti insieme."

Prima di lasciarci, il dottor Silvio Bartolotti ci ha concesso un'intervista in cui parla del suo rapporto con Ortona.

Il commento a caldo di Amerigo Gizzi...

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