Nonostante le incursioni dei cinghiali non abbiano risparmiato i vigneti soprattutto nelle zone più interne, è iniziata anche in Abruzzo la vendemmia 2019 con la raccolta delle uve pinot e chardonnay a fine agosto in un percorso che proseguirà, ora nel mese di settembre, con la raccolta del Pecorino e della Passerina e continuerà con la Cococciola, il Merlot, il Sangiovese e il Trebbiano concludendosi ad ottobre con il distacco delle grandi uve rosse autoctone Montepulciano.
Sulla vendemmia – come anche sulle altre produzioni regionali – pesano le incursioni notturne ed improvvise dei cinghiali a caccia di cibo e golosi di uva. “La situazione è preoccupante – denuncia Pier Carmine Tilli,
presidente Coldiretti Chieti e produttore vinicolo – alla soddisfazione per la qualità prevista si aggiunge l’amarezza e la delusione nel vedere che tanti raccolti vengono presi di mira e distrutti dalla fauna selvatica. Ci sono aziende in cui i cinghiali hanno compromesso gran parte del raccolto e non è poco per un prodotto di riferimento per l'economia regionale"
Dopo il passaggio di un branco di cinghiali lo spettacolo è deprimente
I cinghiali apprezzano la qualità delle uve ed i vigneti a filari
si prestano ad offrire a questi famelici ungulati un succulento pasto.
Gravi danni ai grappoli e
pregiudicato in modo irreversibile il raccolto. Gli investimenti fatti nel corso dell’anno sono persi aggravando i già precari equilibri economici in cui si trovano molte aziende agricole.
" Anche a Ortona la situazione è preoccupante - conferma Alfredo D’Eusanio, presidente della sezione di Ortona e membro delle giunta provinciale Coldiretti -
le segnalazioni dei danni provocati dai cinghiali sono sempre più numerose"
“ molti danni - precisa - sono segnalati da chi ha i terreni coltivati a grano e altri cereali " coltivazione che anche se non dominante è presente e attualmene si sta espandendo " a Ortona - fa notare il presidente della sezione Coldiretti di Ortona - ci sono già circa 50 ettari coltivati a cereali " e cominciano ad essere numerosi anche i filari " circa un 20 % delle superfici vitate sono coltivate a filari - precisa D’eusanio – " ed il passaggio di un branco di cinghiali vanifica il risultato atteso dopo un anno di lavoro.
“ si registrano danni anche negli orti - aggiunge il presidente della coldiretti a Ortona- in particolare quelli situati in prossimità dei corsi d'acqua ed a ridosso dei boschi ".
“ ora ai cinghiali si aggiungono anche i caprioli - precisa D'Eusanio e spiega - i caprioli prediligono cibarsi delle tenere foglie delle barbatelle"
arrecando danni gravissimi ai vigneti appena impianti e prima che possano entrare in produzione e , se a filari , diventare anche riserve di cibo per i cinghiali.
Nei vigneti a tendone , ancora molto diffusi nel comprensorio ortonese , i danni sono fortunatamente quasi nulli in quanto i grappoli sono ad un’altezza tale che i cinghiali non riescono raggiungere.
Nei vigneti ormai è sempre più frequente per gli agricoltori essere avvicianti da branchi di cinghiali
che scorazzano alla ricerca di cibo ed è ormai quasi consuetudine, quando si va al lavoro, portarsi , oltre agli attrezzi tradizionali, anche petardi o altri strumenti per far rumore in modo da allontanare i cinghiali .
" Il problema si presenta da vari anni - precisa Antonio Petrongolo , presidente della sezione di Tollo della Coldiretti e vice presidente provinciale di Coldiretti Chieti -
nasce dall’errore commesso nella scelta della specie di ungulati fatta per ripopolare i cinghiali . Si ì scelto una specie non autoctona e molto prolifica . Ogni anni la popolazione di cinghiali aumenta a dismisura. Sono animali onnivori ed mangiano di tutto e quanto un branco entra in un campo coltivato in fase di pre-raccolta distruggono tutto- e aggiunge - ora bisogna trovare un modo per limitare la presenza di questi animali – ed invita gli enti preposti a a lavorare a torvare una soluzione “
Da viticoltore, che ha appena iniziato la vendemmia, conferma diverse segnalazioni di danni anche a Tollo sottolineando ovviamente anche i rischi a tutta la popolazione che incrocia questi animali sulla strade.
" La situazione va risolta una volta per tutte - ribadisce anche il presidente Coldiretti Chieti , Tilli - a rischio ci sono le produzioni di eccellenza come il vino, gli ortaggi e prodotti di nicchia che vanno tutelati per il bene delle imprese, dei cittadini e dell’economia” prima di illustrare i dati della produzione vinicola regionale per il 2019.
Secondo l’ analisi della Coldiretti, in occasione della presentazione delle previsioni vendemmiali 2019 di Ismea, Assoenologi e Unione italiana vini, la produzione regionale registrerà un calo dell’11% (pari ad una produzione complessiva stimata di 3,050 milioni di ettolitri), conseguenza del clima pazzo e del maltempo alternato a ondate di caldo africano che hanno caratterizzato l’estate. A livello nazionale si stima invece una produzione di 46 milioni di ettolitri il 16% in meno dello scorso anno, comunque davanti a Francia (43,9 milioni di ettolitri) e Spagna (40milioni di ettolitri).
Salva in ogni caso la qualità: le condizioni attuali fanno infatti ben sperare per una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal mese di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo. Coldiretti ricorda che in Abruzzo la produzione annuale media è di circa 4.500.000 quintali di uva e oltre 3milioni di ettolitri di vino di cui almeno un milione a denominazione di origine per un totale di circa 18mila aziende vitivinicole attive (e sempre a più alta specializzazione) su una superficie agricola complessiva di circa 30mila ettari. I vitigni più conosciuti e diffusi sono Montepulciano e Trebbiano, anche se negli ultimi anni stanno riscuotendo sempre maggiore interesse il Pecorino, la Passerina, il Moscato, la Cococciola e il Montonico.
“La vitivinicoltura regionale – dice Coldiretti Abruzzo - è oggi una realtà importante tanto che l’Abruzzo può considerarsi oggi tra le regioni in cui il vino – con particolare riferimento al Montepulciano - ha saputo imporsi fino a diventarne l’immagine di riferimento, con una filiera che costituisce il principale comparto agricolo regionale (21% dell’intera PLV, la più elevata incidenza tra le regioni italiane) e una produzione media di vino rappresentata dal 70% di vini rossi e da un restante 30% di bianchi.
Una realtà sempre più fiorente anche per i numerosi apprezzamenti che arrivano dall’estero, che si traducono con una crescita delle esportazioni che hanno registrato nel 2018 un valore di 182 milioni di euro (+ 6,3% rispetto al 2017) a conferma della fama che il vino regionale sui mercati esteri si è guadagnato negli anni e che, nel 2019, continua a crescere con un aumento delle esportazioni del 4,1% nei primi tre mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018.
(Dati da C.s. Coldiretti )