Promosso dalla rivista d’Abruzzo si è tenuto ad Ortona un dibattito a più voci dove sono state messe in evidenza le potenzialità e le criticità del fare turismo ad Ortona.
" Ho ascoltato gli interventi dove ciascuno dei relatori ha indicato la via per un possibile rilancio, ciò che mi ha colpito, tuttavia, è stato l’intervento dell’imprenditore Franco d’Adamo, titolare dell’Hotel Mara. Ha posto in modo chiaro e sconsolato le ragioni di una crisi della Ortona turistica, ricordando, che da decenni si è fatto poco e male. Una esternazione seria che mi ha motivato a scrivere queste righe. Ho preferito non intervenire al dibattito animato da Gaetano Basti, editore della rivista, riservandomi di fare una riflessione ulteriore. Che Ortona non riesca a valorizzare i suoi beni ambientali, storici, religiosi e monumentali è un fatto purtroppo risaputo, ma la domanda che dobbiamo porci è il perché. Ossia perché una cittadina che ha tutto, compreso le reliquie di un Apostolo, è quarto polo vitivinicolo nazionale, con un porto di rilievo nazionale e una costa che farebbe la fortuna di altre città, perché non riesce a creare un circolo economico virtuoso sul turismo? È una domanda sulla quale ho riflettuto e pur osservando il problema da più angolazione, ho una sola risposta: l’incapacità della classe politica ad intraprendere una strada nuova e consapevole. Perché critico la parte politica-amministrativa, (della quale oggi anche io nel ruolo di oppositore faccio parte), per il semplice fatto che l’azione politica non ha saputo guardare oltre, non ha saputo innovarsi, credere nella città, in altre parole abbiamo avuto pigrizie, rinvii, scelte sbagliate, interessi marginali e singoli che hanno travolto quelli generali. Abbiamo collezionato fiumi inquinati con decine di discariche abusive, abbiamo le strade con un territorio dissestato, a rischio di frane, abbiamo una stazione ferroviaria e il suo piazzale da incubo, abbiamo un ingresso autostradale da safari per le buche, abbiamo aree turistiche e balneari abbandonate nel degrado, luoghi in cui non c’è nessuna traccia di un arredo urbano, di una aiuola, di uno spazio decente per la sosta di un pullman, non ci sono nemmeno dei sotto passi ferroviari adeguati ma sono quelli per lo scolo delle acque. La poca vitalità turistica è affidata agli operatori e al commercio, in entrambi i casi imprenditori che con sacrifici economici e di impegno personale, hanno cercato e cercano di sopperire le vistose e colpevoli carenze della amministrazione pubblica. Per questo bisogna ripartire se vogliamo tornare ad essere una città bella competitiva, accogliente, godibile, dobbiamo far lavorare seriamente la politica, chiedere a chi va a ricoprire un incarico pubblico in Comune a impegnarsi non a parole ma con dei risultati concreti. Bisogna studiare, bisogna avere il senso di lanciarsi in una sfida per migliorare, per avere il gusto di essere competitivi, di far crescere la città. Ma ogni cittadino che almeno una volta è salito sulle scale del Municipio ha visto la bruttezza della stessa casa Comunale, inaccessibile ai disabili, uno spazio istituzionale di una tristezza e desolazione architettonica unica. Suppellettili vecchi e indecorosi, una sala consiliare disadorna senza nessuna grazia, uffici e stanze vecchie con servizi igienici inidonei che danno solo una idea di trasandatezza. Il Comune è lo specchio di come Ortona sia rimasta indietro, di come la politica si sia lasciata andare nel tirare a capare. Una immagine triste, perdente che non fa giustizia dell’impegno di tante persone, dei giovani, degli imprenditori, di chi ha proposte, idee e vitalità, di chi risiede fuori la città e che vorrebbe rivederla più bella, nuova e con l’energia di una Ortona unica, piena di entusiasmo e viva. La politica oggi non ha più alibi. Ora è venuto il momento di lavorare, di fare proposte e realizzarle. Il resto non esiste, è solo rimanere chiusi nell’angusto recinto di cose vecchie, polverose e senza futuro.
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Comunicato S. Peppino Polidori