Le sculture del farmacista Nicola Granata esposte alla mostra d'arte Ortonese relativa alla ripresa della novena zampognara dell'immacolata.
Il dott. Nicola Granata, di Ortona, per campare la famiglia svolge l'attività di farmacista; per soddisfare la sua creatività , invece, scolpisce e modella. Dopo gli studi medi, Nicola frequenta la bottega dello scultore ortonese Stefano Durante. Successivamente, opera da solo. Potrebbe dirsi, quindi, di essere in presenza di un autodidatta.
Ho conosciuto Nicola in occasione della mostra, allestita a Ortona dal prof. Aldo D'Anastasio, presidente dell'Istituzione Palazzo Farnese, di Ortona, mostra abbinata alla manifestazione relativa alla ripresa zampognara della Novena dell'Immacolata. In quella circostanza Nicola espose, unitamente ad altre opere, una scultura lignea rappresentante un pastore che reca sulle spalle un agnellino appena nato.
Il tessuto morfologico della statua di Nicola riportava alla mia memoria la figura del buon pastore conservata a Roma nel Museo Lateranense e che alcuni critici, come il tedesco Reinach, inquadrano tra "l'ultima rinascenza costantiniana" (Cfr. Giuseppe Mazzariol - Terisio Pignatti, Storia dell'arte italiana, vol I, Milano, Mondadori,1960). Tra le opere esposte nel Palazzo Farnese, la scultura di Nicola, statua pregna di significati simbolici, attirò la mia attenzione non solo per i tratti veristici. Le semplificazioni morfologiche del pastore scolpito da Nicola Granata non sono da interpretare come povertà di mezzi espressivi ma come ricerca di sintesi resa chiara determinazione tridimensionale.
Ora la statua del farmacista scultore di Ortona, fa parte della mia collezione. Il pastore di Nicola che, probabilmente, ha appena smesso di suonare una delle tipiche zampogne abruzzesi, per raccogliere l'agnellino e posarselo sulle spalle, si riaggancia ad altre sue opere legate alle tradizioni popolari abruzzesi, tra le quali balza quella in cartapesta del bue di San Zopito, di Loreto Aprutino. Il dott. Granata, quindi, lega la sua scultura soprattutto alle tradizioni popolari e all'arte sacra abruzzese, come dimostrano anche le sculture esposte a Chieti nella biennale dedicata a San Giustino (patrono di Chieti).