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Le grandi famiglie ortonesi nella cattedrale di Ortona

Il legame dimostrato nella storia delle cappelle gentilizie

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Mercoledì primo luglio 2015 Nicola Serafini, socio dell'Associazione Ortonese di Storia Patria, nel corso dell'ultimo incontro sulla storia della Cattedrale di Ortona, tenutosi presso la Biblioteca Diocesana, ha parlato delle cappelle gentilizie presenti nella nostra cattedrale. 

Nel tempi passati le famiglie più influenti contribuivano in modo consistente alla costruzione ed al miglioramento della chiesa e si conquistavano il diritto ad avere la cappella dentro la cattedrale. Una famiglia era considerata potente se aveva la sua cappella nella chiesa che ne confermava il prestigio. Serafini ha accompagnato i presenti all'incontro, in una visita virtuale a queste cappelle che ancora oggi sono riconoscibili, nella nostra cattedrale. 

Come illustrato da Serafini i "de Pizzis, già presenti in Ortona all'epoca dell'arrivo delle Ossa dell'Apostolo, largheggiarono finanziariamente, ottenendo il soccorpo o cripta sotto l'altare maggiore quale luogo di sepoltura intitolandolo all'Immacolata Concezione. La volta della cappellina era sostenuta da quattro colonne tra le quali era posta la lapide sepolcrale. All'interno della cappella, rimaneggiata nel corso dei secoli, erano presenti gli stemmi del casato, dal Trecento al Cinquecento e i busti degli antenati.
La maggior parte degli esponenti del casato vi furono sepolti, gli ultimi ad esservi inumati furono, nel 1822, il marchese Giuseppe Benedetti patrizio aquilano e figlio della marchesa Antonia de Pizzis, ultima del suo casato, e, nel 1837, la sua consorte baronessa Teresa Cotugno Toledo nobile tarantina. Purtroppo la cappella venne abbattuta nel 1968, con l'approvazione della Sovrintendenza alle Belle Arti di L'Aquila
". 

"Quasi coeva a quella dei de Pizzis, era la cappella dei Riccardi intitolata al Salvatore. Questa cappella, a sinistra guardando l'altare maggiore, fu luogo di sepoltura dei Riccardi fino agli inizi del Cinquecento. In seguito vi vennero tumulati i Canonici del Capitolo fino al 1860. 

Tra il Trecento ed il Quattrocento ed in seguito vennero acquisiti gli spazi da utilizzare per nuove cappelle gentilizie. I Bernardi utilizzarono quella che forse era la foresteria della chiesa, realizzata nel Trecento (oggi incorporata nel Museo Diocesano, conserva una bella volta a mattoni in stile gotico), come propria cappella gentilizia dal Quattrocento sicuramente fino al 1725, intitolandola a S. Onofrio.

I de Thinis utilizzarono la cappella di Gesù Cristo a partire dalla fine del Quattrocento - inizi del Cinquecento, oggi è la sala d'ingresso del Museo Diocesano.

Nelle adiacente della cappella di S. Onofrio, dei Bernardi, furono realizzate due cappelle della famiglia de Sanctis. La più antica (l' attuale lapidario del Museo Diocesano) era intitolata alla Natività o Betlemme, ed ancora oggi conserva due lapidi funerarie, quella del giureconsulto Andrea de Sanctis, che si fece realizzare in vita nel 1504 e l'altra, di fronte, dei giureconsulti Andrea Matteo de Sanctis e Iacopo de Apruzzo, scomparsi nel 1556.

Nelle vicinanze di questa cappella più antica, Giovan Agostino de Sanctis, primo Vicario Generale della Diocesi di Ortona, istituita nel 1570, fece realizzare quella del proprio ramo nel 1581 dedicandola a S. Agostino. Purtroppo questa cappella fu demolita nel 1860, nel corso dei lavori in cattedrale.

Anche i de Fabritiis dal Cinquecento avevano la propria cappella gentilizia in Cattedrale intitolata a S. Lucia, essa si trovava immediatamente a sinistra dell'ingresso principale, sotto la Torre di Mastro Riccardo (1255) o dell'Orologio. Riportata alla luce e restaurata nel 1926-1927 dall'allora podestà di Ortona Romolo Bernabeo fu dedicata a S. Maria Maddalena, conservava affreschi del Trecento. Purtroppo fu completamente distrutta dal crollo della torre, minata dai tedeschi".

Nel corso dei secoli la Cattedrale di Ortona ha subito varie distruzioni, da parte dei Turchi nel 1566, dei Francesi nel 1799, dei Tedeschi nel 1943, oltre ai terremoti del 1676 e del 1703, ed in occasione delle successive ricostruzioni venivano modificate le cappelle in base al ruolo ricoperto dalle varie famiglie nelle rispettive epoche aggiornando cosi la mappa delle ralta sociale della società locale.

Le altre famiglie che non avevano le cappelle, avevano le lapidi sepolcrali sul pavimento della cattedrale. Nel 1833 Ferdinando II di Borbone vietò, per motivi igienici, la tumulazione delle salme nelle chiese. Successivamente, il rialzo del pavimento della chiesa ha ricoperto le lapidi sepolcrali per cui oggi non sono più visibili.

Le vicende travagliate della cattedrale rispecchiano la storia della città, possiamo riviverla visitando la cattedrale e guardando con attenzione quello che è arrivato sino a noi, superando le varie distruzioni che nel tempo ne hanno caratterizzato la storia.

Nel video Nicola Serafini ci racconta come anche le lotte per la conquista del potere nella città avevano conseguenze concrete nella configurazione della cattedrale.

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