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Eccellenza, costi e coccole...... forse qualcosa a Ortona, come in altre realtà, non torna.

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Il nostro Sistema Sanitario Nazionale si trova a confrontarsi con una realtà legata al clientelismo e il timore di complicazioni politiche o di perdere il favore delle popolazioni  ha generato scelte a dir poco scellerate al fine di  giustificare, a fronte di chiusure immotivate,  future costruzione di  ospedali.
 In questo mondo in cui il danaro vale più delle persone noi siamo ancora considerati terzi per fruibilità dell’assistenza sanitaria, ma i rischi di precipitare sono molti e sarebbe auspicabile, al contrario di quanto stiamo riscontrando,  un impegno da parte dei nostri amministratori finalizzato a rendere il sistema più  fluido e adeguato alle esigenze dei cittadini  altro che tagli, disagi e disservizi.
Una politica seria e non ipocrita dovrebbe chiaramente confrontarsi con i cittadini e rappresentare quello che, effettivamente, è possibile valorizzare e migliorare per poi decidere dando, gratuitamente e in tempi rapidi, la migliore offerta sanitaria  per la cura della salute.
Siamo poi sicuri che costruire nuovi ospedali  darebbe sicurezza, efficienza e modo di accrescere l’esperienza degli operatori sanitari ?
Siamo poi sicuri che costruire nuovi ospedali, in questo momento di crisi profonda,  sia la vera ottimizzazione della spesa e dei servizi ?
Non sarebbe più opportuno
riaprire anzichè chiudere strutture come quella di Ortona per disingolfare realtà come l'ospedale di Chieti ed evitare di far piovere soldi a iosa per nuove strutture che andranno a regime, nella più rosea previsione, tra 15/20 anni?
Una recente  ricerca  di  Altroconsumo  ha evidenziato che, con il perdurare della crisi economica, il 46% delle famiglie rinuncia ad alcune cure sanitarie primarie perché non è in grado di sostenerne i costi. Il 14% del reddito familiare annuo è destinato alle spese mediche, ogni famiglia spende circa 2000 euro/anno per prestazioni essenziali, e il 13% si indebita per curarsi.                             

Il 38% dei nostri concittadini rinuncia alle cure odontoiatriche, il 22 % a quelle oftalmiche e il 15 % alla riabilitazione.
Le conseguenze non tarderanno a farsi sentire prima di tutto nella stessa famiglia e quindi nella società: chi non segue un percorso di riabilitazione fisica rimarrà dipendente da altri per la deambulazione e per molte delle azioni quotidianamente necessarie per poter sopravvivere (andare in bagno, vestirsi, lavarsi…) se oltretutto ha problemi di vista la dipendenza sarà destinata ad aumentare: per un periodo i familiari ne sosterranno il peso, poi sarà inevitabile ricorrere a un/una badante con ulteriori spese; se invece la famiglia non potrà permetterselo il proprio congiunto scivolerà pian piano in uno stato di abbandono.
Bisogna essere sinceri nel rivalutare le situazioni  evitando che si accresca, in questo momento di profonda crisi, lo spreco delle risorse con spese dirette e indirette; il paziente, colui che più di tutti subisce quotidianamente disagi e difficoltà, dovrebbe  essere sempre tenuto al centro di ogni piano sanitario.......  seguito e coccolato.

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