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Ortona e La sindrome “Umberto D”

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“Umberto D” è un film del 1952 girato da Vittorio de Sica e sceneggiato da Cesare Zavattini, prese un Oscar e una pioggia di riconoscimenti a livello mondiale. Il film capolavoro del Neorealismo Italiano narrava la storia struggente di un anziano, in condizioni di povertà e solitudine. Una vicenda che è stata tenuta a mente da più generazioni come tema sulla condizione e la dignità degli anziani. Questo monito appare di anno in anno affievolirsi. Gli “anziani”, infatti sono diventati solo quelli che possono ballare, giocare a bocce e, in tv, si esercitano ad essere ancora latin lover, sono questi ultra sessantenni fonte di spettacolo e di allegria che la politica cavalca in cerca di consensi facili. 
Per il resto ossia la stragrande maggioranza degli anziani ossia quelli che sono sugli 80, la vita è fatta di silenzi, solitudini, assenze e in moltissimi casi di povertà. Che il Comune si prodighi per feste e gite dedicate agli anziani quelli simpatici e ballerini è una buona cosa, ma di tutti gli altri chi se ne occupa? In più casi la famiglia di potrebbe osservare, eppure io non ne sono certo. Cresce sempre più una silenziosa quanto costante emarginazione degli anziani, di quelli che non riescono a camminare ed essere autonomi. Sono persone strette tra le morse della burocrazia: per una visita specialistica servono file; chi sbriga queste incombenze ? Quanti hanno figli e nipoti? Quanti possono permettersi di pagare bollette, alimenti, medicine ? Non è certo un caso che ogni anno in Italia e di conseguenza anche ad Ortona l’Istat segnali un numero crescente di persone povere ed emarginate. Oggi siamo a una persona su tre in condizione di disuguaglianza e di povertà. Se facciamo anche calcoli all’ingrosso ad Ortona più di 8 mila persone sono in seria difficoltà economica e di esclusione. Sono numeri da vera emergenza che si continuano a ignorare in quanto troppo scomodi e, soprattutto, imporrebbero scelte radicali, un piano di sviluppo per dare lavoro ai giovani, creare sostegni alle famiglie, aiutare concretamente chi è solo.

Io ho il pallino, ad esempio, dei terreni incolti a rendere rigogliosi, di un porto che invece di essere chiuso e insabbiato potrebbe dare lavoro e sviluppo, penso al turismo che invece di avere zone desolate e senza nessun arredo urbano potrebbero in estate fruttare oro. Nulla è facile, ma c’è pure da chiedersi abbiamo ad Ortona una classe politica e degli amministratori all’altezza di queste sfide? Lo dico seriamente e onestamente io credo di no. Un peccato perché la città permetterebbe per le sue tante risorse, di ridurre povertà ed emarginazioni. In alternativa alle scelte vere e lungimiranti a Natale ora si fanno le festicciole per gli anziani che ancora possono partecipare. Buon per loro e per i politici che faranno passerella. Possiamo però darci da fare anche per gli altri? Lo chiedo a voi, e a me stesso. In fondo é un quesito che ci riguarderà tutti. “La giovinezza”, osservava un cinico arguto, “è un vizio di cui ci si libera presto”.

Peppino Polidori

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