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Peppino Polidori: Ciclopedonale e Parco - Riflessioni fuori dal coro

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Non sono per natura, cultura e provenienza sociale una persona figlio di una “élite”, o come si dice oggi “casta” di persone che snobbano le cose che piacciono ai cittadini e alla “gente”, ma non sono nemmeno un populista di quelli che siccome una cosa piace alle persone (o almeno a un gruppo di persone) si uniforma senza nessun senso critico alla “volontà popolare” confidando in un sicuro vantaggio elettorale. Il caso della famosa ciclopedonale e del parco del Ciavocco sono due opere che oggi in molti si affannano a indicare come “gioielli”, senza vedere, invece, che sono opere che nascondono un rovescio che dovrebbe quantomeno far riflettere. Premetto - per non essere frainteso e strumentalizzato -, a me come cittadino piacciono. Ma c’è una linea di demarcazione che non va mai sottovalutata, ossia quella che io come altri candidati siamo stati chiamati a Governare la città perché eletti amministratori, assumendo una pesante responsabilità su cui non si può sorvolare. Non sono un politico di professione, non vivo e non avrò pensioni per via politica, tanto più che ho rinunciato ad ogni gettone o indennizzo, sono 9 mesi che siedo in Comune. Faccio una netta, sottolineo “netta”, distinzione tra il mio essere Cittadino e quello di Amministratore, non confondo i due ruoli per un motivo chiaro quello che a me piace come persona può non piacere ad una altra persona e come amministratore ne devo tener conto in modo assoluto di questa distinzione tra me e chi ho l’onore e l’onere di amministrare. 
Fatta questa premessa che spero sia chiara e per nulla scontata per molti politici, arrivo ai dubbi che ho come Consigliere comunale di opposizione dello schieramento di centro destra. 
Con l’occhio di un amministratore pubblico nella ciclopedonale vedo una striscia (costosissima) di cemento che si snoda tra un depuratore (i cui odori sono nauseabondi), i lavori decennali e incompleti di una galleria ferroviaria che continuo a ritenere una opera faraonica pericolosa e inutile; un oleodotto Eni che porta benzina e gasolio; una collina fragilissima che sovrasta la via “gioiello”; il moto ondoso che alle prossime inevitabili mareggiate - senza più i lavori di protezione delle Ferrovie - rovinerà staccionata e pedonale; e, ancora, osservo una striscia da percorrere allegramente, che costeggia (pericolosamente) una ferrovia e la principale arteria stradale - zona tra l’altro dove sarebbe “Severamente proibito transitate senza autorizzazione”. Stessa mia riflessione fuori dal coro per il tanto decantato parco Ciavocco dove vedo una furbizia un po’ meschina: i soldi del parco (800mila euro) erano fondi per il ristoro (ossia alcuni cittadini subiscono un danno per una opera che non volevano, allora si cerca di “risarcire” con il ristoro economico quella zona con nuove opere) quella zona è nei pressi della centrale turbogas di contrada Sant’Elena. Così in Comune qualcuno ha pensato di togliere i soldi destinati a quei cittadini e a quei luoghi per fare un parco nel centro della città. 
Concludo: la nostra Costa è bloccata da opere impattanti come le gallerie ferroviarie, da un un susseguirsi di colline che smottano; dalla presenza di sistemi di connessioni Eni, da un Porto, insomma non certo il luogo ideale e strategico per una vera ciclopedonale che invece poteva essere realizzata tra le vie delle contrade ortonesi quelle che tra percorsi pianeggianti e vallate si snoda in una strada del vino e del gusto. 
Si dirà che la ciclopedonale è molto comoda, che c’è un colpo d’occhio sul mare e sui cantieri navali, che dal basso si vede Ortona sulla collina, che la via è percorsa da molte persone, che il Parco appare una scelta ora vincente. Si è vero ci sono cittadini che fanno footing, camminano e pedalano. Ma è anche vero che ci sono le cose che ho sollevato in questa mia riflessione. Vedremo il tempo a chi darà ragione e vedremo anche se poi chi oggi in politica plaude con spensierato entusiasmo elettorale, saprà fare un po’ di autocritica.

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c.s. Peppin Polidori

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