Iniziano i lavori per portare in scena "Amlete", riscrittura in dialetto ortonese del capolavoro shakespeariano, e ben presto si potrà ascoltare ed apprezzare l'Amleto nel dialetto forse più nobile dell'abruzzo.
Sulla scia e nel rispetto dell'uso filologicamente attento della lingua ortonese così come propone la lezione di Alessandro Dommarco, Anna Basti si cimenta in una impresa ardita e unica nel suo genere.
Un omaggio sia al poeta inglese e ai temi universali che sviluppa nei suoi versi, ma soprattutto alle potenzialità dell'ortonese intesa come lingua alternativa a quella italiana, altrettanto ricca di sfumature e ambiguità , adattabile perfettamente a una scrittura poetica.
Tale operazione letteraria e culturale non annovera precedenti degni di particolare nota.
Ricordiamo solo un Amleto in ragusano curato nella sua traduzione iblana da Minardi e portato in scena magistralmente dalla regia di Carlo Ferreri che decide comunque di rivisitare il testo sia nella trama sia nel personaggio centrale, un Amleto in napoletano sperimentale ed avanguardista, firmato da Davide Iodice che trasferisce il paesaggio incantato danese tra il rione Sanità e Forcella, usando un dialetto partenopeo al limite della visceralità e con ascendenze rap.
Dunque l'operazione voluta fortemente da Mauro Vanni, ideatore e regista condotta con l'ausilio indispensabile di Anna Basti è rivoluzionaria, mette alla prova le risorse del nostro dialetto, ma al tempo stesso è condotta nel rispetto delle regole del teatro dialettale abruzzese che vanta illustri nomi a partire da Cesare de Titta che verseggiò La Figlia di Iorio dannunziana nell'estate del 1904 e Luigi Antonelli che così scriveva sulle colonne de "Il giornale d'Abruzzo e Molise": bisognerebbe avere una vera e propria compagnia stabile che reciti in una koinè dialettale con un repertorio da accrescere e rinnovare che permetta di portare con dignità la voce della regione in tutta Italia.
In questo clima di fervore si inserisce l'idea e la realizzazione di "Amlete", espressione pura della fiducia nelle potenzialità linguistiche e poetiche dell'ortonese e al contempo dell'eternità del messaggio poetico.
c.s.