È stato il Teatro Madonna del Rosario - Auditorium Giovanni Paolo II di Pescara ad ospitare due repliche dello spettacolo Dio arriverà all’alba, isabato 11 gennaio 2020, ottenendo nuovamente il tutto esaurito.
Dalla platea ognuno di noi si affacciava sulla quotidianità della protagonista, Alda Merini, a sua volta sul palcoscenico che riproduceva spazi della sua abitazione con lei che di tanto in tanto sia affacciava alla finestra e dunque, verso di noi. Questo scambio di sguardi è il valore in più di questo spettacolo a mio avviso, riproducendo quello scambio di emozioni tra la poetessa e suoi lettori. Il teatro dona però anche l’immagine, la presenza e sebbene in silenzio ognuno di noi ha interagito con lei. Lo ha fatto nell’unico modo in cui si può interagire con la poesia e cioè con l’emotività: si vive lo spettacolo, si vive il racconto e si vive il lavoro intenso e appassionato degli stessi attori. Un’Alda Merini forte e debole allo stesso tempo, sofferente e ironica, tagliente e capricciosa, affettuosa a modo suo con tutti coloro che la andavano a trovare circondata da mozziconi di sigarette, una tv color, tazze di caffè e coca cola. Ed ognuno dei personaggi che le faceva visita ha fatto emerge una parte di lei, ricordi e versi poetici. Parole e sensazioni si sono date nella sua mente fino all’espressione orale in un vortice delicato e allo stesso tempo incalzante, il suo corpo di cui spesso parlava, sembrava custode di una forza creatrice senza limiti. È questa forza, strettamente legata all’energia erotica che tende in continuazione tra vita e morte, ad averla tenuta in vita da sempre. Fin da bambina. Quella stessa bambina alla quale ancora si rivolgeva, dalla quale ancora sfuggiva, che ancora coccolava.
Lasciami in pace Anna, tu e il tuo ordine! Lasciami nel mio disordine, te lo chiedo per favore… lasciami credere che il posacenere sia caduto a terra per colpa del figlio che non corre qui sbattendo da tutte le parti, lasciami pensare che quei piatti siano del commensale che non cena con me la sera, lasciami nel mio disordine che io mi ci muovo serena. Questa battuta credo racchiuda tutta l’essenza di Alda Merini, ascoltarla non può che farci considerare che certo è vero, lei stava bene in quel disordine inevitabilmente riflesso del subbuglio in cui era il suo cuore. Queste parole portano in luce i suoi dolori e la sua vitalità, il desiderio di essere serena a modo suo. Lo capiamo perché è quello che proviamo anche noi. Ognuno ha il suo animo adulto e quello bambino in tensione per tutta la vita, ferite dalle quali fuggiamo e altre che continuiamo a leccarci ma che è giusto non ignorare. Riconoscerle è il punto di partenza per avere una piena consapevolezza di sé. E Alda Merini l’aveva, sapeva chi era e di cosa aveva bisogno e non possiamo che guardare la sua vita con profondo rispetto. Piangi, anima mia, piangi, che le tue lacrime sono i versi del poeta. Infine, ricorderei questa battuta perché è la spiegazione di tutto, di cos’è la poesia. Non la si potrebbe spiegare meglio. Da qualsiasi emozione, bella o brutta nasce una lacrima e da essa si genera la magia dei versi poetici espressione di una bellezza intangibile.
È stata L’Accademia Arti senza Tempo a mettere in scena lo spettacolo “Dio arriverà all’alba” scritto dall’attore e regista Antonio Nobili in occasione del decennale dalla scomparsa di Alda Merini e dopo Pescara il pubblico di altre città riserverà senza dubbio un’accoglienza con lo stesso entusiasmo.