Concluse le giornate FAI d’autunno è tempo di bilanci. E quello abruzzese è più che positivo. Tantissime le presenze nei luoghi aperti per la due giorni dell’associazione, boom per il Castello di Casoli. Sono stati oltre cinquemila gli accessi per la storica dimora, un numero altissimo che la colloca al primo posto nella classifica nazionale superando anche l’Ipogeo di Napoli.
Queste alcune informazioni storiche pubblicate sul sito del FAI.
Il maestoso e scenografico Castello Ducale di Casoli, con la sua millenaria storia, si erge in cima a un colle dalle atmosfere sospese nel tempo, dal periodo normanno ad oggi, e vi si conservano le memorie della sua storia civile, culturale e sociale. Con la sua Torre, vedetta militare a guardia del territorio circostante, sovrasta l'intero centro storico, con un ampio panorama a 360° che spazia dalla Val di Sangro ai monti della Maiella.
Nato come avamposto difensivo in epoca longobarda, nei secoli successivi ha avuto diversi feudatari, come gli Orsini e i D'Aquino, diventando punto di raccolta dei dazi. Con l'arrivo della famiglia Masciantonio, a metà '800, il Castello diventa anche residenza, e ciò fino al 1982, anno di vendita al Comune. I Masciantonio ampliarono l'originale complesso feudale con l'aggiunta di un palazzo signorile. Grazie alla sensibilità culturale dell'Onorevole Pasquale Masciantonio, ospiterà il Cenacolo Michettiano: Gabriele d'Annunzio, il pittore Francesco Paolo Michetti, lo scultore Costantino Barbella, il musicista Tosti, il giornalista Edoardo Scarfoglio, la scrittrice MAtilde Serao e lo scienziato Gugliemo Marconi.
La Torre pentagonale costituì la prima struttura e risale all'XI-XII secolo, ovvero al periodo normanno, quale ampliamento di una preesistente torretta di guardia di epoca longobarda. Ai principi Orsini, il cui dominio sul feudo di Casoli ha interessato il corso del XIV e XV secolo è attribuibile la trasformazione della Torre, con il suo ampliamento verticale, e dell'edificio per la conservazione del grano. Con la famiglia d'Aquino, che lo acquistò nel 1642, si configura l'edificio affiancato alla Torre, con l'aggiunta di due livelli. Il completamento definitivo, lo si deve alla famiglia Masciantonio e riguarda la definizione distributiva della parte propriamente residenziale, con il rifacimento della copertura in capriate lignee, la suddivisione dei vani, con la realizzazione della stanza "d'Annunzio": dove tutt'ora si leggono sulle pareti i distici a firma del Vate e degli altri componenti del Cenacolo. Il carteggio originale, composto da lettere su carte intestate, telegrammi e biglietti, è ulteriore testimonianza della presenza al Castello di personaggi illustri e del loro stretto legame d'amicizia con la famiglia Masciantonio.
Quattro gli itinerari proposti dal Fondo per l’Ambiente Italiano durante le giornate d’autunno:
1. La parte più antica del Castello, a piano terra, con la lavanderia, le scuderie, la cantina e i granai. 2. Al primo piano la residenza dei Masciantonio, per l'occasione sede di due allestimenti: d'arte contemporanea e di arredi di design. Si salitrà al secondo piano nella torre medievale.
3. L'ultimo piano, quello dell'On. Mascianatonio, con i carteggi originali tra l'Onorevole e gli amici del Cenacolo, le foto di famiglia, i versi poetici ancora presenti sulle pareti della stanza-studio, gli arredi coevi, gli antichi strumenti per la tessitura, i costumi casolani di fine ‘700 e le "conocchie".
4. Le stanze dedicate alla Brigata Maiella e a Cluviae, la Chiesa di S. M. Maggiore, già cappella del Castello.
L'erede Antonello Masciantonio ha raccontato aneddoti e storie di famiglia al pubblico. Sono stati esposti per la prima volta i carteggi originali (lettere, telegrammi, biglietti) tra l’Onorevole P. Masciantonio e Gabriele d’Annunzio, il pittore F.P. Michetti, il musicista F.P. Tosti, il giornalista E. Scarfoglio, la scrittrice Matilde Serao, il pubblicista Filippo De Titta, lo scultore Costantino Barbella e gli altri componenti del cenacolo michettiano, con G. Giolitti ed altri di proprietà del nipote Antonello Masciantonio.
Foto FAI, Fondo per l'Ambiente Italiano