YOKOHAMA E LA CRISI ECONOMICA. LE PROPOSTE PER RIDARE FORZA E SPERANZA AD ORTONA
Incertezze, calcoli e metodi sbagliati. La vertenza Yokohama rischia di finire così in un binario morto, come tutte le iniziative personalistiche messe in campo dal sindaco Castiglione. Vediamo i fatti: la Yokohama, multinazionale nipponica, chiude la porta in faccia alla città in modo perentorio e sbrigativo lasciando sul piazzale operai e dirigenti locali. Unico contatto un incontro in Regione dove la YOKOHAMA INVIA I SUOI AVVOCATI A PARLARE CON L’ASSESSORE FEBBO E CASTIGLIONE. Uno schiaffo con lo zuccherino di un incontro al ministero dello sviluppo economico. AL MISE, PERÒ, CI SONO CIRCA 200 VERTENZE, (basta vedere l’elenco delle aziende in difficoltà e in crisi sul sito del ministero). Con uno scenario autunnale da incubo con la chiusura del 37% delle imprese italiane c’è poco discutere. Sono numeri da far star male.
Se poi vediamo le cose da Ortona siamo in una città che in 60 anni non è crescita di abitanti ma ha due beni non delocalizzazioni come AGRICOLTURA e PORTO, (ma l’agricoltura è in crisi profonda - tranne alcuni privati - mentre il porto intercetta lo 0.5% dei traffici dell’Adriatico, e anche in questo caso se la passano bene solo alcuni imprenditori) poi un po’ di turismo, un po’ commercio - settori in crisi Covid- e qualche fabbrica. Questo è tutto.
La Yokohama - in questo contesto di quasi deserto produttivo e di bassa ricchezza pro capite - ha avuto la mano pesante tanto da portare al tavolo Regionale nessun rappresentante della proprietà ma avvocati, ai quali l’assessore Febbo e il sindaco di Ortona avrebbero dovuto indicare la porta di uscita dalla Regione - lo ricordo a beneficio di chi legge - la Regione Abruzzo ha l’Avvocatura regionale e se una azienda invia avvocati allora dovrebbero interloquire con gli avvocati regionali e non con i rappresentanti istituzionali. Invece gli emissari della Yokohama l’hanno passata liscia. Quindi la “trattativa” non è nemmeno iniziata, anzi si è arenata.
Ora di fronte a questa chiusura il sindaco - cosa che non ha fatto per gli agricoltori della cantina sociale di Ortona - annuncia che farà una variazione di bilancio per 100 mila euro in aiuto delle maestranze in crisi occupazionale della Yokohama. Quindi la multinazionale già ha capito che può tranquillamente infischiarmene di Ortona.
Il Consiglio comunale - se fosse stato convocato d’urgenza come richiesto dell’opposizione - avrebbe già potuto dare man forte legale agli operai rivendicando la loro straordinaria, lunga competenza in azienda. Le maestranze hanno raggiunto un livello di conoscenza tecnica e di qualità che è un valore aggiunto. Hanno fatto grande la stessa Yokohama per risultati commerciali ed economici. Quanto vale questa competenza? Io dico molto perché è il Know-How che va riconosciuto per intero alle maestranze. In secondo luogo il Comune avrebbe potuto - in accordo con sindacati e lavoratori - già intimare legalmente all’azienda di non far uscire nemmeno uno spillo dallo stabilimento.
Non sono mosse né dirompenti né illegali. Sono cose che si possono fare in modo da porre misure legali a tutela del diritto di chi lavora e della città che per anni ha ospitato sul suo suolo un’azienda.
Stessa cosa avevo proposto lo scorso anno per la chiusura della Cantina Ortona, bisogna capire perché e con quali responsabilità la struttura è in concordato preventivo, nel contempo istituire un fondo per un aiuto agli agricoltori che avevano conferito le uve senza essere pagati.
La mia proposta venne approvata all’unanimità del Consiglio ma il sindaco e i suoi assessori se ne sono poi colpevolmente disinteressati.
Ad aprile, inoltre, con documenti, delibere e mozioni sollecitai l’istituzione di un fondo perché la crisi sanitaria sarebbe divampata in quella economica. Le risposte di Castiglione e degli assessori Canosa e Di Bartolomeo furono ironiche e superficiali fino a quel “Chi se ne frega”, pronunciato in aula dal capogruppo di maggioranza con il sindaco e la presidente del Consiglio che non hanno nemmeno avuto la sensibilità di redarguirli.
Se stiamo ai fatti e non alle chiacchiere e sproloqui inutili, ad aprile sarebbe nato un fondo che oggi sarebbe di 500 mila euro, invece sindaco e assessori hanno bloccato ogni progetto, dicendo che ci avrebbero pensato loro. Ma non lo hanno fatto se non sui giornali.
Ora a sostegno di tutti i cittadini e di quanti sono in difficoltà ho preparato una mozione che presenterò in Consiglio comunale con l’obiettivo di abbassare le tasse per tutti, - allego le proposte che ho già preparato - e nel contempo dare un sostegno concreto a chi è in difficoltà.
Per i lavoratori della Yokohama oltre alle indicazioni legali per la vertenza che se vorranno potrò consigliare, proporrò che la variazione di bilancio di 100 mila euro diventi un iniziale fondo ad hoc perché i lavoratori possano avere una base economica per rilevare fabbrica e produzione. Ossia diventino loro i protagonisti della produzione e dello sviluppo.
Si può fare se anche la Regione invece di rincorrere gli avvocati dell’azienda istituisce un aiuto ad hoc a sostegno di un progetto di lavoro e cooperazione delle maestranze.
Non è la prima volta che accade in Italia, ci sono esperienze alle quali possiamo attingere. Non da ultimo può essere un modo per controbattere alla Yokohama che abbiamo ad Ortona, intelligenze, capacità, impegno e serietà per i quali non siano secondi a nessuno.
PEPPINO POLIDORI CONSIGLIERE COMUNALE ORTONA
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